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PARLARE CON UNO PSICOTERAPEUTA NON PUÒ AIUTARMI... DAVVERO?


L'ho sentito dire diverse volte nel corso degli anni: “Sto attraversando un momento difficile, ma non andrei mai da uno psicoterapeuta”. 

Come professionista che lavora e ha lavorato in strutture pubbliche e private, sento spesso storie di persone che potrebbero davvero giovare di un intervento psicologico, ma che per vari motivi, non chiedono aiuto.

Elenco di seguito i più comuni atteggiamenti anti-terapia che mi è capitato di sentire e quello che risponderei o che ho risposto quando ne ho avuto l’opportunità.

“Preferirei parlare con i miei amici”.

Dovremmo sempre parlare con i nostri amici e la nostra famiglia; o meglio, con chi tra di loro ci fa sentire a nostro agio. È importante trovare supporto quando si sta attraversando un periodo difficile. 

Quello che possono fare per noi le persone care, non lo può fare la psicoterapia. E viceversa: lo scopo principale di una terapia non è dare supporto e sicuramente non è dare affetto, ma informazioni preziose su se stessi e su come superare le problematiche mentali
Gli psicoterapeuti sono ascoltatori esperti che possono aiutarci a trovare la fonte dei nostri problemi, che per esempio può essere individuata nei propri pensieri, nelle relazioni con gli altri o nel proprio modo di vedere il mondo.

“Costa troppo”.

Non ho remore nel dire che il costo del trattamento psicoterapico dovrebbe essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Siamo infatti uno dei Paesi del mondo in cui si pagano le tasse più alte e trovo vergognoso non garantire ai cittadini le cure sanitarie di base.

Purtroppo però non è così e in questi ultimi dieci anni i vari Governi che si sono avvicendati, hanno ulteriormente disinvestito nell’Igiene Mentale. Sono poche poi le persone che possono far affidamento su un’assicurazione sanitaria integrativa che copra i costi delle cure private. 
È  anche vero però che tanti professionisti che operano anche nel privato si sono adeguati alle richieste da parte delle persone e l’offerta di servizi psicologici non è mai stata così variegata. Noi per esempio come Studio, proponiamo anche incontri con cadenza mensile il cui costo è inferiore a quello di un abbonamento in palestra. Certo non si tratta di psicoterapia la cui frequenza degli incontri deve esser necessariamente diversa (per esempio una seduta a settimana), ma di interventi mirati su problemi specifici, una sorta di palestra della mente. Inoltre anche noi, come tanti altri colleghi, ci sentiamo in dovere di prestare opera di volontariato per chi versa in condizioni d’indigenza
Ciò che poi vedo accadere spesso è che, iniziando a curarsi e stando meglio, le persone lavorano di più e meglio (o trovano lavoro se lo stavano cercando) e di conseguenza iniziano a guadagnare più denaro.
 
“Non ho tempo”.

Spesso riducendo l’impatto delle problematiche mentali sulla propria vita, si guadagnano tempo ed energie.

“Sono andato qualche volta da uno psicoterapeuta, ma non è cambiato niente”.

Ognuno è un individuo con una personalità unica, quindi non c'è motivo di credere che un nuovo terapeuta operi nello stesso ed identico modo in cui lo ha fatto quello precedente. Molto probabilmente, il professionista a cui mi sono rivolto non era una persona con cui avrei potuto entrare in sintonia oppure il metodo che utilizza non è adatto alle mie problematiche oppure ancora, non siamo riusciti a comprendere bene quale fosse il mio problema. 

Un altro psicoterapeuta sarà, per definizione, diverso. Inoltre i risultati dipendono fortemente da quanto impegno mette la persona nel percorso psicoterapeutico.

“A cosa serve parlare”?

Il lavoro che si fa in psicoterapia non è un banale chiacchierare

Affinché il processo sia naturale, al paziente sembrerà semplicemente di parlare, ma in realtà il terapeuta che conduce la seduta, metterà in atto un metodo – o più precisamente uno dei metodi - che si esprime principalmente attraverso la parola
Il cambiamento duraturo che si ottiene attraverso la psicoterapia è ormai  inconfutabile e dimostrato (ad es. Carr, 2008) dalla letteratura scientifica di riferimento (in particolare, ogni metodo si è rivelato particolarmente valido per il trattamento di determinati disturbi). 
Questo cambiamento è visibile sia nella percezione del proprio benessere da parte della persona, sia nel miglioramento della sua qualità di vita, sia allo sguardo degli altri e sia all’osservazione del cervello tramite lo strumento della risonanza magnetica (ad es. Barsaglini e coll., 2014). 
Lo strumento principe della terapia è l'alleanza di lavoro con il proprio psicoterapeuta che è una relazione – umana, ma peculiare.

“Mi sentirei strano a parlare di cose molto personali con un estraneo”.

Nella mia esperienza, questo sembra un problema più di quanto non lo sia in realtà. Se una persona non si sente a proprio agio, può cercare un terapeuta diverso.  

L’essere sconosciuti è fondamentale affinché la terapia funzioni: una conoscenza intima pregressa potrebbe infatti condizionare fortemente – in positivo o in negativo – lo sguardo del terapeuta e anche quello del paziente. Ecco perché la deontologia professionale impone che non si prendano in cura parenti e amici (Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, Capo II - Rapporti con l’utenza e con la committenza; articolo 28).  
L’autenticità da parte dei due attori del processo terapeutico – psicoterapeuta e paziente – è infatti una condizione necessaria per l’efficacia del trattamento.

“I terapeuti non dicono nulla, si siedono lì e ti giudicano”.

Ecco questo sarebbe un errore grave da parte di uno psicoterapeuta. Ed è molto difficile che possa accadere perché lasciar andare il giudizio è una delle competenze principali che vengono insegnate durante la formazione quadriennale in psicoterapia. 
In ogni caso, se la persona si sentisse giudicata dal proprio terapeuta, sarebbe utile che condividesse questo sentire in seduta. All'inizio potrebbe sembrare forse imbarazzante, ma molto probabilmente il terapeuta sarà contento di parlare di qualsiasi emozione o pensiero che insorge nel corso del trattamento, compresi quelli sollevati dalla relazione col terapeuta o dal trattamento stesso. Anche queste osservazioni sono uno strumento per il lavoro fatto insieme.

“I terapeuti non si preoccupano veramente di te, lo fanno per i soldi”.

In generale, le persone scelgono la psicoterapia come lavoro perché si preoccupano delle altre persone e le vogliono aiutare. Non conosco nessuno che ha studiato 10 anni per poter fare lo psicoterapeuta perché voleva diventare ricco
Pensiamo poi che almeno la metà delle tariffe applicate dal libero professionista psicologo va in tasse, formazione continua e costi fissi e obbligatori. Inoltre il lavoro svolto non si limita mai all’ora della seduta.

“Se fossi depresso e volessi stare meglio, prenderei uno psicofarmaco”.

Gli psicofarmaci non funzionano egualmente bene per tutti. Inoltre, ogni farmaco psicoattivo ha effetti aggiuntivi - detti anche effetti collaterali, se si preferisce il linguaggio usato dall'industria farmaceutica - che possono essere abbastanza seri, come per esempio l'aumento di peso o la disfunzione sessuale. 
D'altra parte, la psicoterapia non ha effetti collaterali chimici e rappresenta una strategia per far fronte alle proprie problematiche, attiva e positiva
Inoltre gli psicofarmaci sono efficaci fin quando vengono assunti, mentre invece gli studi scientifici ci hanno dimostrato che gli effetti del trattamento psicoterapico durano nel tempo (ad es. Barsaglini e coll., 2014). 
Anche nei casi in cui il mantenimento della farmacoterapia psichiatrica sia invece indispensabile e il trattamento di scelta (prescritto dal medico psichiatra o dal medico neurologo), i risultati sono migliori e più stabili se integrato con la psicoterapia (qualora ovviamente per il paziente psichiatrico vi siano le condizioni in quel momento per poter seguire anche una psicoterapia). 
Sottolineo infine che non ci sono limiti di età affinché una psicoterapia sia efficace: anche se il metodo varia a seconda del ciclo di vita del paziente e occorre che le facoltà cognitive siano conservate, si possono avere risultati soddisfacenti per la persona dai 11/14 ai 100 anni (con i bambini si fa un lavoro un po' diverso che include sempre una forte partecipazione da parte dei genitori).

“Non vorrei lavare i miei panni sporchi in pubblico”.

La psicoterapia è riservata e il materiale discusso nelle sedute di terapia è protetto dalla legge (Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, Capo I - Principi generali; articolo 11). A meno che non ci sia un pericolo grave per qualcuno, ciò di cui si sceglie di parlare con il proprio terapeuta non lascerà la stanza della terapia.

In generale, è sempre abbastanza facile trovare una ragione per non fare qualcosa che ci farebbe bene - come l’esercizio fisico, dormire una notte intera o rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Nella mia esperienza, le persone che soffrono possono stringere forti alleanze di lavoro con i propri terapeuti, anche se non hanno mai provato la terapia precedentemente e i primi risultati positivi si vedono già dopo poche sedute
Allora, se stiamo vivendo un momento stressante o ci sentiamo sempre infelici, ansiosi o insoddisfatti di noi stessi e della nostra vita, spetta a ciascuno di noi prendersi cura di se stesso e farsi aiutare a farlo da chi la strada per il cambiamento la conosce molto bene perché la percorre ogni giorno da anni. 
Magari a questo punto potreste pensare: “Sì però per i miei problemi non si può fare niente”. Beh, può essere, ma perché non lasciare che a dirlo sia un esperto? Sono convinta – perché ho riscontri negli studi scientifici e nella mia pratica clinica – che sempre qualcosa si può fare per migliorare la propria condizione psicologica quando questa ci dà sofferenza.


Riferimenti nel testo:
Barsaglini, A., Sartori, G., Benetti, S., Pettersson-Yeo, W., & Mechelli, A. (2014). The effects of psychotherapy on brain function: A systematic and critical review. Progress in neurobiology, 114, 1-14. 
Carr, A. (2008). What works with children, adolescents, and adults?: a review of research on the effectiveness of psychotherapy. Routledge. 
Gulotta, G., Calvi, E., & Collaboratori, E. (1999). Il codice deontologico degli psicologi.


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